Edito da Delta Tre, il volume analizza i pro ed i contro dell’organizzazione di un evento come i Giochi Olimpici
Le esperienze precedenti insegnano che due settimane di gare lasciano ad una città, pochi vantaggi, molti quartieri trasformati, stadi enormi e ingestibili dalle amministrazioni comunali, costi di manutenzione proibitivi, altre opere edili sovradimensionate e ben pochi utili.
Queste sono verità di cui i vari comitati promotori e gli stessi membri del CIO non desiderano parlare durante la fase di candidatura di una città.
Non vogliono che si sappia che dopo i Giochi Olimpici arriveranno i deficit e, spesso più tasse da pagare.
Una cosa di cui nessuno desidera parlare è il costo di gestione degli impianti sportivi, molti dei quali dopo i Giochi diventano inutili, e gli oneri della manutenzione e della gestione vengono accollate, da amministrazioni in situazioni pre-fallimentari, ma la cosa più grave è che quel costo è indefinito e non quantificabile perché dura fino a quando esisterà l’impianto.
La realtà è che «il CIO non ha retto il confronto con i processi sociali, culturali ed economici in atto e da molti è considerato un organismo superato».
E’ certo, che non ha saputo o potuto rispondere con un apparato concettuale forte perché il sistema de Coubertiano non era stato aggiornato: esso è piuttosto rimasto imbalsamato o respinto del tutto, il che è la medesima cosa.
Nel suo ultimo libro, uscito in questi giorni, il Campione Olimpionico Pietro Mennea fa un’attenta analisi dei pro e dei contro che una Comunità (Nazione, Regione, Città) riceve dall’organizzazione di un evento come i Giochi Olimpici.
Un libro-verità più che mai attuale visto che in Italia si sta portando avanti la candidatura di Roma per le Olimpiadi Estive del 2020. Prima di andare avanti con questa decisione, sarebbe importante che tutti fossero informati su cosa si va realmente incontro.
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