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Lo sport è il vostro riscatto

“Lo sport è il vostro riscatto”

Hanno trascorso due giorni all’insegna dello sport, per imparare che nessuno nasce predestinato e che con un impegno costante i migliori traguardi sono alla portata di tutti. I ragazzi del carcere minorile Malaspina si sono cimentati in una gara di duathlon, che si è articolata in una prova su panca orizzontale e in una gara in bicicletta di 5 chilometri, su un percorso appositamente studiato per svolgersi all’interno di un istituto penitenziario.

Il momento principale della manifestazione è stata la premiazione, effettuata dall’ex primatista mondiale dei 200 metri Pietro Mennea. A curare “Mr Sportman” – così come è stata chiamata la due giorni sportiva – è stata l’Organizzazione per l’educazione allo sport, un ente di promozione sportiva legato al Coni.

In sette si sono sfidati cercando di primeggiare agonisticamente l’uno sull’altro, ma alla fine tutti sono stati considerati vincitori e premiati alla stessa maniera: «II nostro intento – spiega la direttrice dell’istituto Rita Barbera – è quello di creare le migliori condizioni di crescita per i ragazzi. Un modo per guidare verso la direzione giusta delle persone che fuori da queste mura non hanno avuto l’occasione per trovare la retta via. Ecco perché conoscere un simbolo dello sport come Pietro Mennea rappresenta un momento importante per capire che se ci si impegna si può arrivare ovunque perché nulla è precluso».

Prima della premiazione i sette atleti hanno visto le immagini delle vittorie di Mennea lasciando partire un caloroso applauso subito dopo la celebre volata che rese l’ex velocista azzurro l’uomo più veloce del mondo nel 1979 a Città del Messico. “La mia fortuna – ha detto Mennea ai ragazzi – è stata quella di sfruttare al meglio le occasioni che mi sono capitate. Provengo da una famiglia molto povera e ho imparato che solo con grande impegno si ottengono i risultati. La superficialità non paga. Nessuno nasce predestinato. Sono riuscito a diventare l’uomo più veloce del mondo solo grazie a tanto lavoro, quasi sei ore di allenamento al giorno”.

In particolare, poi, un passo del racconto di Mennea è stato molto apprezzato dai ragazzi: “A 15 anni mi dicevano che non avrei mai sfondato. Quando ti arrivano delle mazzate come questa hai due strade. O ti abbatti gettando al vento le esperienze che hai messo insieme fino a quel momento o riparti con più slancio di prima. Per questo ho sempre sostenuto che chi sbaglia, magari proprio perché perde di vista i propri obiettivi, merita un’altra possibilità. Solo chi ha commesso un errore può capire quale sia la strada più giusta da seguire”.

Diverse le domande dei ragazzi a Mennea. C’è chi ha chiesto quali emozioni prova nel rivedere le sue imprese e chi ha cercato di capire quali differenze ci siano tra gli atleti di allora e quelli dei giorni nostri. “Sono sempre emozioni forti – ha spiegato il velocista – Le differenze? Una volta parlavamo solamente di sport, oggi tutto è diventato spettacolo. Forse una volta perseguivamo altri valori». C’è stato anche chi ha chiesto il significato del dito alzato verso il cielo dopo le vittorie. Un gesto che Mennea, attualmente impegnato in numerose iniziative benefiche, non ha mai spiegato. “Ho detto che avrei svelato quel gesto al termine della mia carriera. Ma ancora non ho finito di correre”.

Prima di salutare i sette atleti, la “Freccia del Sud” – come era soprannominato – ha regalato magliette e cappellini, oltre che alcuni libri, con una raccomandazione ben precisa: “Il segreto per vincere è quello di leggere un libro ogni tanto. Qualche pagina è meglio di tante trasmissioni te levisive”.

Articolo tratto da La Repubblica del 24.02.2007

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