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Mennea testimonial per l’AICS contro il doping

Pietro Mennea testimonial per l’AICS
nella lotta contro il doping

E’ stato sempre considerato dall’establishment un “personaggio scomodo” che denuncia i fenomeni degenerativi dello sport, che non accetta i compromessi, che non è omologabile. Queste assonanze valoriali, suffragate da percorsi di coerenza e di continuità, hanno consolidato nel tempo il sodalizio AICS – Mennea. Nell’immaginario collettivo scorrono al rallenty i fotogrammi della veemente falcata verso la gloria, l’indice perentoriamente puntato a sublimare il gesto atletico, l’apoteosi del podio, il pathos dell’inno nazionale, il tripudio della folla, la coreografia dei vessilli tricolori.

Il colloquio con un’icona mondiale dell’atletica leggera si avvia in punta di piedi con riverente ammirazione. Ripercorriamo, fin dalle radici, la storia binaria del pionierismo dell’AICS e di un ragazzo che sognava di volare sul tartan. Ma il tartan non c’era perché a Barletta (Bari) non c’era neanche la pista di atletica leggera. Nel ragazzo cresceva rapidamente l’uomo con la determinazione di vincere, di demolire le endemiche barriere del sud, di correre verso una libertà senza confini. Erano i prodromi del campione che avvertiva istintualmente l’ebbrezza di un salto quantico frantumando le catene del fatalismo e della rassegnazione.

“Quando ho iniziato a prendere coscienza, ho sentito il bisogno di conoscerti. Quando ho cominciato a capire, ho provato ad immaginarti.” – scrive Mennea disegnando, come Nikos Kazantzakis, la “sua” libertà – “Quando ho iniziato a sognare, ti ho desiderato. Quando ho iniziato a conoscere la vita, ti ho inseguito. Quando ho iniziato a realizzarmi, sei diventata la mia guida…”

“I have a dream” sosteneva Martin Luther King. Il sogno di Pietro Mennea era una pista di atletica leggera e su questa visione scorrono in rapido flashback le immagini degli esordi: “Ricordo sempre con emozione quel 21 luglio 1972 a Barletta. L’AICS celebrava il decennale inaugurando il nuovo stadio comunale con il primo meeting di atletica leggera “Coppa Città di Barletta”. Si realizzava finalmente il sogno del prof. Ruggero Lattanzio, Presidente della Società Sportiva AICS “AVIS Barletta” glorioso sodalizio che – a partire dal 1962 – svolgeva un importante ruolo sociale”.

“Con l’AVIS Barletta avevo mosso i primi passi, condiviso le prime affermazioni, lottato per una pista di atletica leggera. Il mio esordio nell’AICS – sottolinea Pietro Mennea – era avvenuto quattro anni prima (nel 1968 a Bari) in occasione dei campionati nazionali di atletica leggera, categoria allievi, vincendo gli 80 ed i 300 metri . Quel 21 luglio 1972 si sarebbe impresso nella mia memoria per un’irripetibile intersecazione di eventi e di emozioni. L’AICS giungeva al decennale con 3.000 società sportive regolarmente affiliate e 160.000 soci tesserati”.

“La nuova pista di atletica leggera a Barletta materializzava l’utopia di tanti giovani atleti del sud, penalizzati da una cronica penuria di impianti sportivi. In un bagno di folla (oltre diecimila spettatori) – ricorda Mennea – bruciavo con 15”1 il record del mondo nei 150 metri alla vigilia delle Olimpiadi di Monaco. Sono rimasto nostalgicamente vincolato ai valori genuini delle radici ed ho sempre condiviso l’impegno dell’AICS per lo sport sociale e “pulito”. Per queste motivazioni ho partecipato al convegno di Forlì (18 maggio 2007 – ndr) sul tema “Il doping e l’Unione Europea” al fine di ribadire le etiche educative e formative dello sport inteso come valenza insostituibile per lo sviluppo fisico e morale dei giovani”.

Dal convegno – presieduto da Bruno Molea Presidente Nazionale dell’AICS – emergeva una linea di intervento per tutelare il prezioso patrimonio dei giovanissimi che si accostano all’attività motoria. Ma la denuncia resta un’astrazione demagogica se non viene sussidiata dalla proposta. Pertanto Bruno Molea e Pietro Mennea proponevano una campagna di sensibilizzazione nel mondo dello sport, della scuola, dei media per diffondere una cultura dell’informazione-prevenzione ed un pressing sulle forze politiche per sollecitare interventi legislativi.

D. Ritiene efficace l’azione intrapresa dall’AICS per sensibilizzare e documentare le società sportive dilettantistiche sugli effetti devastanti del doping? Come testimonial della campagna intende sottolineare e potenziare il messaggio?

R. E’ una campagna incisiva e capillare su tutto il territorio nazionale. Il messaggio è ovunque: sui manifesti, sulle tessere, sulle guide ai servizi, sugli organi di informazione (AICS Oggi, AICS ON LINE, sito www.aics.info , ecc .). Ho concordato con il Presidente Nazionale dell’AICS Bruno Molea una linea editoriale di approfondimenti per puntare la lente di ingrandimento su alcune tematiche importanti. Per esempio dobbiamo puntualizzare due aspetti fondamentali: uno concernente la frode sportiva, cioè l’uso di farmaci o tecniche di modificazione artificiale delle prestazioni; l’altro relativo ai danni causati dall’uso e dall’abuso di sostanze che alterano l’equilibrio psicofisico dell’individuo. Inoltre occorre accentuare gli aspetti etici, comportamentali e salutisti (doping significa ignorare i più genuini valori della lealtà e della partecipazione, indebolire le barriere immunitarie dell’organismo, provocare alterazioni mentali ed emotive, ecc.).

D. Dal 1° aprile 2008 è entrata in vigore la Convenzione internazionale contro il doping nello sport. Quali sono i punti più rilevanti del documento approvato dalla Conferenza Generale dell’UNESCO a Parigi?

R. In sostanza è stato formalizzato l’impegno ad adottare misure adeguate a livello nazionale ed internazionale, conformi ai principi sanciti dal “Codice mondiale antidoping” adottato dall’Agenzia mondiale antidoping il 5 marzo 2003; ad incentivare la cooperazione internazionale al fine di tutelare gli sportivi e l’etica sportiva; a promuovere una collaborazione a livello internazionale con le organizzazioni che svolgono un ruolo di primo piano nella lotta contro il doping sportivo. Per coordinare la lotta al doping gli Stati si sono impegnati a rispettare i principi sanciti dal Codice avendo comunque la possibilità di adottare ulteriori misure complementari.

D. Quali sono le linee operative per applicare la Convenzione e come avvengono i controlli antidoping?

R. Gli Stati garantiscono l’applicazione della Convenzione attraverso misure di coordinamento a livello nazionale. Possono adottare misure per limitare la disponibilità di sostanze e metodi vietati, al fine di ridurne l’utilizzo da parte degli sportivi (tranne i casi di esenzione a fini terapeutici). I controlli antidoping devono essere eseguiti seguendo le disposizioni del Codice: si possono stipulare accordi che autorizzino squadre di controllo antidoping accreditate di altri paesi a sottoporre i loro membri a controlli; gli stati devono consentire alle organizzazioni sportive ed a quelle antidoping sottoposte alla loro giurisdizione di accedere ad un laboratorio antidoping accreditato ai fini dell’analisi dei campioni prelevati.

D. Nella sua recente produzione editoriale “Il doping e l’Unione Europea” sono esplicitate alcune proposte che hanno polarizzato l’attenzione del mondo sportivo. In sintesi come si sostanzia la sua visione del controllo antidoping a livello comunitario?

R.  La soluzione potrebbe essere la costituzione di un organismo ad hoc preposto unicamente al controllo antidoping, super partes, i cui componenti siano nominati da una lista di persone specializzate in questo settore ed appartenenti ad altri Paesi dell’Unione Europea. In questo modo si potrebbero evitare i condizionamenti. Inoltre occorre la promulgazione di una norma penale comunitaria uguale per tutti gli Stati che oggi fanno parte dell’Ue e per quelli che aderiranno in futuro”.

D. Riferendosi ad un nuovo assetto istituzionale dello sport in Italia lei auspica una linea di demarcazione fra l’attività professionistica e quella dilettantistica?

R. Il CONI e le Federazioni Sportive Nazionali hanno specifiche competenze nella preparazione olimpica e nello sport professionistico mentre gli Enti di Promozione Sportiva sono legittimati, per la loro vocazione storica e per la consolidata radicazione nel tessuto sociale del Paese, a rappresentare una sempre più diffusa domanda di sport per tutti”.

Concludiamo questo incontro con Pietro Mennea – indimenticabile leader dell’atletica leggera mondiale e testimonial per l’AICS nella lotta contro il doping – stralciando integralmente dal suo libro “Il doping e l’Unione Europea” le asserzioni in merito alle etiche sportive che condividiamo “incondizionatamente”: “Il principio fondamentale su cui si dovrebbe sempre basare l’attività sportiva è l’evoluzione della persona considerata nella sua totalità a cominciare proprio dal suo modo di rapportarsi ed interagire con l’ambiente circostante, ovvero con gli altri esseri umani. In una parola occorre che lo sport concorra alla formazione educativa dell’individuo. Pertanto lo sport – a cominciare da quello olimpico foriero di un altissimo valore esemplare – deve fondarsi su comportamenti ispirati alla lealtà, al rispetto delle regole e dell’avversario, al fair play”.

Enrico Fora
Responsabile Ufficio Stampa Direzione Nazionale AICS

Intervista pubblicata sul n. 155 della rivista AICS Oggi

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