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Lotta al doping

 

Continuare quella che è stata per Pietro una vera e propria battaglia, iniziata dopo le Olimpiadi di Los Angeles nel 1984, quando, per la prima volta, si rese conto di quanto il fenomeno fosse diffuso e tollerato. Allora, amareggiato da quella situazione che si scontrava violentemente con i suoi principi e con il modo in cui lui sempre aveva interpretato lo sport, si ritirò, attirandosi, per quel gesto, molte critiche.

Pietro, anche dal punto professionale continuò a studiare il fenomeno, collaborando con magistrati e cercando di sollecitare un intervento concreto a livello comunitario quando fu parlamentare europeo dal 1999 al 2004. Pietro si era reso conto di quanto il fenomeno fosse diffuso e che non poteva più considerarsi qualcosa che riguardava l’agonismo di alto livello. Le sostanze dopanti erano molto diffuse anche nello sport cd. Amatoriale, con la differenza che per assurdo gli agonisti sono spesso sotto controllo medico e quindi in un certo senso tutelati dal punto di vista di possibili conseguenze dannose per la salute, mentre un amatore che assume senza alcun controllo sostanze dopanti rischia di anche di perdere la vita o di danneggiare gravemente la propria salute, per questa ragione il problema del doping riguarda la salute di tutti e non può essere lasciato quasi esclusivamente al controllo degli organismi sportivi che non hanno gli strumenti per poter effettuare dei controlli ma soprattutto della prevenzione efficace. La diffusione del doping è anche la conseguenza dell’interessamento per il commercio di queste sostanze della criminalità organizzata, e quindi è evidente che è un fenomeno che sfugge del tutto alle istituzioni sportive, che, tuttalpiù possono occuparsi di truffa sportiva. In Italia il doping è un reato, ma ancora si è lontani dal riuscire a debellare questa piaga.

La Fondazione vuole offrire il proprio piccolo contributo cercando di proseguire la strada tracciata da Pietro, mediante la diffusione dei molti libri che Pietro ha scritto sull’argomento, e attraverso la promozione di incontri e di iniziative rivolte ai giovani per far comprendere loro da subito che non esistono “scorciatoie” per ottenere risultati che sarebbero comunque effimeri, ma soprattutto quanto potrebbe essere pericoloso per la loro stessa salute fare uso di sostanze vietate, che sono vietate non solo per l’alterazione delle prestazioni, ma proprio per la loro pericolosità.

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