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Pagine:

222

Edizione:

Delta Tre Edizioni – 2012

Prezzo:

25€

Autore:

Pietro Paolo Mennea

L’interrogativo che molti si pongono è se vale ancora la pena di contribuire ad alleggerire le casse di un Paese, per realizzare un evento sportivo, come i Giochi Olimpici.
Le esperienze precedenti insegnano che due settimane di gare lasciano ad una città, pochi vantaggi, molti quartieri trasformati, stadi enormi e ingestibili dalle amministrazioni comunali, costi di manutenzione proibitivi, altre opere edili sovradimensionate e ben pochi utili.
Queste sono verità di cui i vari comitati promotori e gli stessi membri del CIO non desiderano parlare durante la fase di candidatura di una città.
Non vogliono che si sappia che dopo i Giochi Olimpici arriveranno i deficit e, spesso più tasse da pagare.
Una cosa di cui nessuno desidera parlare è il costo di gestione degli impianti sportivi, molti dei quali dopo i Giochi diventano inutili, e gli oneri della manutenzione e della gestione vengono accollate, da amministrazioni in situazioni pre-fallimentari, ma la cosa più grave è che quel costo è indefinito e non quantificabile perché dura fino a quando esisterà l’impianto.
La realtà è che «il CIO non ha retto il confronto con i processi sociali, culturali ed economici in atto e da molti è considerato un organismo superato».
E’ certo, che non ha saputo o potuto rispondere con un apparato concettuale forte perché il sistema de Coubertiano non era stato aggiornato: esso è piuttosto rimasto imbalsamato o respinto del tutto, il che è la medesima cosa.

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